Si è tenuta lo scorso 5 aprile l’iniziativa seminariale della Filcams Cgil nazionale, alla presenza di strutture e delegati, sui contenuti del nuovo Codice Appalti per condividere le prime valutazioni e fornire aggiornamenti, a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo testo.
Il nuovo codice degli appalti pubblici è stato approvato il 31 marzo 2023 (d.lgs 36/2023) per rispettare gli impegni presi con L’unione Europea nell’ambito del PNRR: 556 pagine, 229 articoli e 36 allegati, il codice, entrato in vigore il 1 aprile, avrà la sua completa esecuzione a partire dal 1 luglio 2023.
La sfida della digitalizzazione, la ricerca di una semplificazione che aumenta la discrezionalità della stazione appaltante, le soglie per gli affidamenti diretti, il subappalto a cascata, e le nuove tutele dei lavoratori negli appalti pubblici, con l’obbligo di applicare il contratto nazionale in vigore per il settore e di inserirlo nei bandi di gara, insieme all’obbligo di inserimento di clausole sociali per garantire la continuità occupazionale, sono tra le principali novità.
“Si è scelto di redigere un Codice che non rinvii a ulteriori provvedimenti attuativi e sia immediatamente “autoesecutivo”, consentendo da subito una piena conoscenza dell’intera disciplina da attuare.” Pierdanilo Melandro, Referente ITACA (Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale) ha presentato, ad una platea Filcams Cgil di oltre 400 partecipanti, le novità e le criticità del nuovo Codice degli appalti pubblici recentemente approvato, in particolare rispetto agli appalti di servizi afferenti alla Categoria.
“La Commissione che ha redatto il Codice si è mossa secondo alcuni punti salienti” ha spiegato Melandro, “la semplificazione, ottenuta aumentando la discrezionalità̀ delle Amministrazioni.
L’accelerazione, intesa come massima velocizzazione delle procedure, per garantire, oltre alla rapidità la certezza nei tempi di affidamento, esecuzione e pagamenti alle imprese. La digitalizzazione, completa, delle procedure e la interoperabilità̀ delle piattaforme, secondo il principio dell’once only, ossia dell’unicità dell’invio di dati, documenti e informazioni alle stazioni appaltanti. Infine” conclude “la tutela dei lavoratori tramite la conferma delle clausole sociali e la valorizzazione dei Contratto Nazionale di lavoro.”
All’art 11, viene, infatti, confermato l’obbligo di applicare il contratto collettivo nazionale e territoriale in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro e quello il cui l’ambito di applicazione sia strettamente connesso con l’attività oggetto dell’appalto o della concessione svolta dall’impresa anche in maniera prevalente. E il contratto collettivo individuato deve essere stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Di portata innovativa l’introduzione al comma 2 dell’obbligo per la stazione appaltante di indicare nei bandi e negli avvisi il contratto collettivo applicabile al personale dipendente impiegato nell’appalto o nella concessione.
“Si restringono quindi” spiega Pierdanilo Melandro, “le ipotesi in cui, per la frammentazione dei contratti collettivi nell’ambito del medesimo settore, l’operatore economico applichi un Contratto Nazionale che non garantisca al lavoratore le migliori tutele sotto il profilo normativo ed economico.”
A fronte di queste “luci”, in particolare per gli appalti di servizi, Melandro ha posto in evidenza le “ombre” presenti sui temi al centro, in questi giorni, del dibattito pubblico: conferma dell’ampliamento dei limiti per gli affidamenti diretti e subappalto a cascata, le principali.
“La Filcams ha sempre affermato che al settore degli Appalti Pubblici servisse una stabilità regolativa, norme che non mutassero più o meno pesantemente ogni anno” ha affermato Cinzia Bernardini della Filcams CGIL Nazionale. “Per questo non abbiamo ritenuto condivisibile la scelta di un nuovo codice degli appalti, ma con questo ci siamo dovuti, comunque, confrontare agendo per provare a modificare e migliorare il testo, prima del DDL e poi del Codice. Con azioni di proposta, pressioni, iniziative e mobilitazioni a sostegno che hanno consentito il raggiungimento di obiettivi importanti per la Filcams.
Come la reintroduzione dell’obbligo di Clausola Sociale nei bandi di gara, ottenuta grazie all’impegno di delegate, delegati e strutture territoriali.”
Bernardini ha proseguito indicando le maggiori criticità del testo, partendo dalla Revisione dei Prezzi, dove non si è data piena attuazione ai principi contenuti nel DDL Appalti, il Subappalto, dove si inserisce il c.d. subappalto “a cascata”, per arrivare alle norme per gli affidamenti. “Aver confermato i limiti economici per gli affidamenti diretti, che erano stati ampliati per gestire l’emergenza e il PNRR, è sbagliato perché permette che il 90% delle gare sia affidato, in pratica, senza evidenza pubblica con conseguenze negative in termini di tutela del lavoro, legalità, salute e sicurezza e qualità finale del servizio offerto”.
“Così come l’indeterminatezza di alcune norme e passaggi, l’ampliamento della discrezionalità, la mancanza di strumenti cogenti per le verifiche e i controlli, indeboliscono anche le norme importanti per gli appalti di servizi e confermano il giudizio critico complessivo sul nuovo codice degli appalti”.
“Difenderemo tutte le norme conquistate con le nostre iniziative sindacali: l’obbligatorietà della Clausola Sociale e l’indicazione dei Contratti Collettivi nei bandi, l’esclusione dei costi della manodopera dai ribassi, l’utilizzo del miglior rapporto qualità/prezzo per gli appalti di servizi, lo stesso trattamento economico e normativo per il subappalto, la reintroduzione del limite per il punteggio economico, chiedendo alle committenze di realizzare la contrattazione di anticipo per la costruzione dei bandi e la sottoscrizione di Protocolli e Accordi”.
“Ci sono delle ombre nel Codice degli appalti che offuscano le luci evidenziate e rischiano di indebolire gli aspetti positivi.”
La Filcams è pronta a mettere in campo tutte le iniziative necessarie perché il lavoro negli appalti, a partire da quello dei servizi, sta a pieno titolo nelle priorità politiche della CGIL a partire da precarietà, lavoro povero e conseguenze previdenziali, e mancato rinnovo dei Contratti Nazionali. “Per queste ragioni – conclude Bernardini – anche le lavoratrici e i lavoratori degli appalti di servizi saranno in prima linea a sostegno della Mobilitazione proclamata da CGIL, CISL e UIL per le prossime settimane.”