Con la tavola rotonda “Lavoro, turismo, sostenibilità: equilibrio precario?”, nel ridotto del teatro delle Muse di Ancona, si è conclusa la campagna regionale delle Marche “Mettiamo il Turismo SottoSopra” promossa da Filcams nazionale e dedicata al mondo del lavoro nella filiera del turismo, dalla ricettività alla ristorazione, dalle agenzie di viaggio alla cultura e le terme.
Tanti gli ospiti presenti: dalle associazioni datoriali agli enti pubblici, dai rappresentanti del mondo della scuola e dell’università agli istituti di ricerca, con il contributo di lavoratrici e lavoratori, della Cgil Marche, della Filcams Nazionale e di tutte le delegazioni Filcams delle cinque province marchigiane.
Ad Ancona l’incontro che chiude la campagna estiva per il lavoro stagionale nel turismo
La segretaria generale di Filcams Marche, Barbara Lucchi, introducendo il confronto, ha evidenziato quelle che, nel bene e nel male sono le peculiarità del settore: ricchezze e povertà, eccellenze e illegalità.
“Il settore turistico corre – ha detto Lucchi in apertura – corre come nessun altro settore, in un intreccio dinamico ed evolutivo; rappresenta un importante volano per gli altri settori economici, dai servizi al commercio fino all’industria; è resiliente e nonostante lo shock drammatico della pandemia ha ritrovato il suo smalto, marcando a livello nazionale una crescita a doppia cifra”.
Nonostante ciò, le condizioni dei lavoratori sono sempre più precarie, mal retribuite, spesso caratterizzate da sfruttamento oltre i termini dei contratti di lavoro. E i dati parlano chiaro. La retribuzione media lorda è di 6.719 euro in calo del 13,5% rispetto al periodo pre-pandemia e nettamente inferiore alla retribuzione media dei lavoratori dipendenti privati nel complesso (19.434 euro). Tali valori retributivi, inferiori alle medie nazionali, sono l’effetto di pratiche contrattuali precarie e discontinue e sono un evidente segnale di debolezza del mercato del lavoro regionale.
“Il vero tema della sofferenza del settore – ha detto ancora Lucchi – è che ha perso attrattività presso i lavoratori. I giovani hanno maturato maggiore consapevolezza e rivendicano più di ieri la dignità del lavoro, il riconoscimento dei diritti fondamentali e una retribuzione regolare.
Il settore manca di attrattività perché manca di prospettiva. Non risponde alle aspettative e ad un modello di vita sostenibile”.
La proposta di Filcams, nelle parole della segretaria Lucchi, è chiara: “un modello di turismo, che rimette al centro il lavoro, l’umanità del lavoro e la legalità; la qualità, la sostenibilità coerente alla transizione digitale, tecnologica e ambientale; un lavoro pulito e sicuro”.
Il dibattito, condotto da Michela Cerimele, ricercatrice del Centro per la Riforma dello Stato, è proseguito con la testimonianza di due lavoratrici, che hanno stimolato le successive riflessioni sui temi al centro del confronto.
Francesca Rossi, RSA Filcams presso Alpitour di Pesaro, ha sottolineato come, anche con un contratto a tempo indeterminato e pienamente rispettato dall’azienda, si arrivi sempre a risentire delle situazioni altalenanti del settore, decretate da situazioni di crisi (guerra, rincari dell’energia, impennate dell’inflazione…) che condizionano la quotidianità del lavoro. “Da una posizione privilegiata rispetto a tanti altri colleghi che vivono di precarietà, mi sento di dire che c’è bisogno di riportare dignità e umanità nei luoghi di lavoro, maggiore rispetto per il lavoro e per i lavoratori”.
Per Monica Dragurt, invece, non è stato più possibile lavorare come cameriera con turni di 14 ore al giorno. “Con oltre 20 anni di esperienza – ha detto – metto sempre a disposizione la mia professionalità e serietà, ma ricevo sempre solo precarietà, condizioni insostenibili con turni difficili e quasi impossibili. Non ho più un’occupazione, perché le proposte ricevute mancano proprio del rispetto per la dignità della persona”.
Su questi spunti, e sulle sollecitazioni della moderatrice Cerimele, il dibattito è proseguito con gli interventi degli ospiti.
“La precarietà va individuata soprattutto in un mercato turistico basato sulla stagione turistica balneare, che non può garantire una stabilizzazione – ha detto Antonia Fanesi, presidente di Assoturismo Marche – mentre i borghi, le zone montane, le città d’arte possono aiutare a garantire l’occupazione sull’intero anno. Occorrerebbe far conoscere di più il nostro territorio per dare più opportunità lavorative”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore di Confcommercio Marche, Massimiliano Polacco.
“L’intera regione deve cambiare target e cambiare visione – ha detto – dobbiamo fare in modo che le persone rimangano con noi. La stagionalità non va demonizzata, ma dobbiamo cercare di allungare decisamente il periodo; solo così diamo concretezza e tranquillità al lavoro. E per i periodi di inattività occorre costruire percorsi professionali di crescita che leghino il lavoratore all’impresa. Per questo vorremmo chiedere alla Cgil di costruire con noi dei progetti per creare i percorsi professionali per stabilizzare i lavoratori”.
Sul problema della stagionalità spinta, e i tentativi di rompere questo circolo vizioso del turismo esclusivamente estivo e balneare, è intervenuto Marco Bruschini, direttore dell’Agenzia ATIM per il turismo e l’internazionalizzazione delle Marche.
“Programmazione, promozione, formazione: questi devono essere i tre asset strategici per cambiare la tradizione che vuole la regione restia ad accettare i cambiamenti. Si parla tanto di industria del turismo come di settore strategico per il Paese, ma nei fatti poi nessuno se ne occupa. Cambiamo la mentalità e rivendichiamo quello che di buono c’è nella nostra regione e promuoviamolo all’estero”.
Su formazione e professionalità Cerimele ha sollecitato la riflessione di Alessandro Impoco, Dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero Panzini di Senigallia.
“La scuola o è passione o non esiste – ha detto il dirigente – e questo vale per il docente, lo studente, il lavoratore. Nell’istituto di Senigallia abbiamo provato a mettere la scuola sottosopra; dando nuove prospettive agli studenti per prepararli alle nuove forme di lavoro attualmente presenti. Non è facile dare prospettive diverse, ma il motore deve essere nella formazione”.
L’esperienza del Panzini si basa sulla ricostruzione di ambienti di lavoro per mostrare agli studenti cosa si fa effettivamente nei luoghi di lavoro. Ad esempio hanno costruito una carlinga per dare la dimensione del lavoro in aeroporto e nei vettori aerei; hanno ricostruito l’ufficio tipo di un tour operator per mostrare come si organizza un pacchetto turistico, etc…
Tornando ai temi legati alla programmazione e formazione del personale Stefano Landi (SL&A Turismo e Territorio) ha voluto mettere in evidenza come il treno del turismo, per le Marche, sia ripartito recuperando bene quanto perso in periodo di pandemia. “Non poteva che essere così – ha detto Landi – perché il turismo è inevitabile; ma dobbiamo renderci conto che il balneare tradizionale non è il futuro, è un modello già maturo e quasi saturo. Per sfruttare la costa occorre pensare ad altre tipologie di turismo, fosse anche solo per fare le passeggiate al mare! Il Paese è “gigante” di risorse ma “nano” di risultati. I fenomeni di massa non interessano più, queste risorse devono diventare prodotti, credibili e vendibili. Dietro questi nuovi prodotti ci sono figure professionali che vanno formate e fatte crescere”.
In tema di irregolarità contrattuali e di sicurezza dei luoghi di lavoro è intervenuto Maurizio Battistelli, Responsabile del processo di vigilanza dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Macerata.
“Come Ispettorato – ha detto – nel corso della nostra attività, non riusciamo a cogliere il malessere dei lavoratori. Rileviamo invece irregolarità legate alla peculiarità del settore: precarietà data dalla stagionalità che si traduce in contratti di lavoro a chiamata, a tempo determinato, part time con orari di lavoro richiesti dai datori che non sempre rispettano quanto concordato contrattualmente. E se il lavoro è connotato da temporaneità, quali caratteristiche di progettualità, di professionalità ci si può aspettare da parte dei lavoratori?”
Una risposta al quesito arriva da Gianluca Ferri, coordinatore dell’Unione degli Universitari UDU di Ancona.
“Non sono i giovani che non hanno voglia di lavorare – ha sottolineato – ed essere giovani non può essere sinonimo di sfruttamento e precariato. Il lavoro per giovani e studenti non deve essere considerato sempre e solo un “lavoretto”. Come per ogni lavoro anche nel turismo e nei rapporti temporanei vanno garantiti rispetto delle regole e delle persone.”
A fare sintesi con una considerazione generale sul quanto emerso dal dibattito è intervenuto Giuseppe Santarelli, segretario generale della Cgil Marche, che ha evidenziato la (colpevole?) assenza delle istituzioni, a partire dalla Regione Marche.
“Oggi al tavolo manca la Regione Marche, che non ha espresso un assessore al turismo, lasciando la delega in capo al presidente Acquaroli. Quanto emerso dal dibattito deve essere riportato a sintesi per una discussione politica nelle Regione Marche, per un tavolo permanente di confronto, con l’obiettivo di rendere il settore più attrattivo, le imprese più forti e il lavoro più rispettoso dei diritti”.
Le conclusioni sono state affidate alla segretaria nazionale di Filcams Cgil, Monja Caiolo.
“Possiamo considerare questa come la tappa conclusiva del tour estivo nazionale Turismo SottoSopra – ha detto – iniziato il 15 giugno con l’obiettivo di cambiare il punto di vista e l’approccio ai problemi del settore, da parte di tutti i soggetti coinvolti”.
“Non c’è visione né volontà di creare una buona occupazione – ha proseguito Caiolo – non rendendosi conto che il primo prodotto del turismo non sono le spiagge, i locali, le bellezze paesaggistiche, ma i servizi all’accoglienza, che sono garantiti solo ed esclusivamente dai lavoratori, per i quali, prima ancora di investimenti in formazione, comunque necessari, è fondamentale ripartire immediatamente dal riconoscimento delle attività svolte dalle lavoratrici e dai lavoratori, delle loro competenze e professionalità, restituendo loro la dignità di un lavoro con condizioni sostenibili”.
“Il primo riconoscimento – ha concluso la segretaria nazionale – non è solo il rispetto dei Contratti nazionali di lavoro, ma anche (e soprattutto) il loro rinnovo, per dare finalmente dopo tanti anni di carenza, risposte dal punto di vista reddituale considerati, peraltro, gli effetti dell’inflazione, per poter restituire il potere d’acquisto perso, e dal punto di vista delle condizioni di lavoro, che non solo migliorano la qualità del lavoro e della vita, ma concorrono anch’esse ad un reddito più dignitoso.”