Chiudono in Sardegna sempre più aziende legate al turismo, settore che nonostante l’enorme potenziale vale appena il 6% del prodotto interno lordo isolano. E’ uno dei dati emersi nel corso del congresso territoriale sassarese della Filcams-Cgil. Il turismo in Sardegna non è strutturato, manca di un progetto complessivo e si basa soprattutto sul fenomeno delle seconde case, il 75% dell’intera produzione. Questo provoca nel comparto un calo continuo delle aziende e degli addetti. Nel 2013, rispetto all’anno precedente, ha chiuso il 10% delle imprese e sono sempre meno le iscrizioni di nuove imprese alla Camera di commercio.
Restano in sofferenza anche altri comparti del terziario e dei servizi ed è in estrema difficoltà il commercio, condizionato dal calo dei consumi che hanno registrato un -4% anche nell’acquisto di un bene di prima necessità come il pane. Il settore, che prima fungeva da rifugio per i lavoratori rimasti disoccupati, oggi non regge l’impatto con la crisi. Crisi che travolge ormai anche la grande distribuzione. Soffrono pesantemente anche il settore auto, la vigilanza il e portierato, i servizi, le società legate agli enti pubblici, penalizzate dalla mancata riforma degli assetti istituzionali prevista ma mai attuata dalla giunta regionale uscente.