Oltre 2.600 imprese in meno in un anno: prosegue in Sardegna l’emorragia di imprese nel settore del terziario, che registra nel 2013 un nuovo saldo negativo tra natalità e mortalità. Il dato è in aumento rispetto al 2012 quando il saldo negativo aveva sfiorato quota 2.200.
I numeri dell’osservatorio della Confcommercio che evidenziano come la situazione di crisi sia «in linea con il trend nazionale dove permane più alto il numero di cessazioni rispetto a quello delle iscrizioni». Nella Penisola, però, si assiste «a una lieve frenata della mortalità delle imprese data dal maggior numero di iscrizioni, soprattutto al Nord».
In Sardegna – si legge in una nota della Concommercio – si è passati da un saldo di -2.198 nel 2012, dato da 2.732 iscrizioni rispetto alle 4.930 cessazioni, a un saldo negativo di 2.640 nel 2013, quando le cessazioni sono state 5.496 e le iscrizioni 2.856.
Non va bene neppure nel Sud Italia dove il saldo negativo passa da 28.204 imprese (38.912 nate e 67.116 cessate) a 29.439 (41.051 nate e 70.490 cessate). Se poi si considera tutta la Penisola, nel 2012 ci sono state 112.968 iscrizioni, 214.977 cessazioni con un saldo di -102.009; nel 2013 le iscrizioni sono state 122.272, le cessazioni 218.469 e il saldo negativo è di 96.197.
La ricerca dell’Ufficio Studi Confcommercio è stata effettuata elaborando i dati mensili Movimprese sui servizi di mercato del Commercio, Trasporto e magazzinaggio, Attività dei servizi di alloggio e ristorazione, Servizi di informazione e comunicazione, Attività immobiliari, Attività professionali, scientifiche e tecniche, Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, Istruzione, sanità e assistenza sociale, Attività artistiche, sportive, di intrattenimento, Altre attività di servizi. È escluso il settore delle attività finanziarie e assicurative.
(fonte:lanuovasardegna.it)