Quattro imprese su cinque (l’82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole, fenomeni che sono più accentuati nel Centro e nel Sud Italia. Oltre un terzo delle imprese (il 34,9%) segnala l’acuirsi dei fenomeni illegali rispetto a tre anni fa nel territorio in cui opera e per il 66,4% delle imprese le ragioni del fenomeno vanno individuate nella crisi economica che sta favorendo l’acquisto di prodotti e servizi illegali. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia, in collaborazione con Format Ricerche, sul sentiment delle imprese del terziario nei confronti dell’illegalità, della contraffazione e dell’abusivismo.
Per oltre il 70% degli imprenditori infatti, il motivo principale dell’acquisto di prodotti o servizi illegali è prevalentemente di natura economica. Più in generale, gli imprenditori ritengono che i consumatori acquistino prodotti contraffatti o ricorrano a servizi esercitati in modo palesemente abusivo perché pensano di fare un buon affare, risparmiando (79,3%), perché i consumatori che si comportano in questo modo non hanno i soldi per comprare prodotti ‘legali’ o perché l’acquisto di un servizio abusivo costa meno (71,2%), perché anche se ‘pericoloso’ il prodotto illegale è più economico e si risparmia (70,6%), perché i prodotti illegali costano comunque meno rispetto a quelli non illegali (53,8%), per mancanza di sufficiente informazione sui pericoli che si corrono acquistando beni e servizi illegali (28%).
Inoltre, per il 75,3% degli imprenditori del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, in primo luogo genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato per mancate vendite.
Tra i meccanismi commerciali fuori dalla regole ritenuti in qualche modo più gravi e pericolosi le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti indicano soprattutto la vendita di prodotti e servizi senza le necessarie autorizzazioni.
Le azioni ritenute più efficaci da parte dalle imprese del terziario per combattere tutti quei fenomeni che alterano la concorrenza e inquinano il mercato sono il lancio di campagne di comunicazione e sensibilizzazione verso i consumatori (64,2%), l’attivazione di iniziative che coinvolgano tutti i soggetti interessati dal fenomeno, cioè le imprese, i consumatori, lo Stato, le forze dell’ordine (61,8%), l’effettuazione di interventi sul territorio da parte delle forze dell’ordine e degli enti amministrativi nelle aree più colpite dalla illegalità (47,1%), la realizzazione di azioni e di iniziative di sensibilizzazione e formazione nelle scuole (26,7%), lo svolgimento di seminari di approfondimento sul fenomeno (21,7%).
L’83,2% delle imprese del terziario ritiene insufficienti (‘poco’ o ‘per nulla’ efficaci) i controlli attualmente in atto per la repressione dei fenomeni illegali.Per quattro imprese su cinque le sanzioni previste sia contro coloro che producono/vendono prodotti o servizi illegali che contro coloro che acquistano prodotti o servizi illegali sono insufficienti.
(Adnkronos)