“La situazione dei settori del terziario è caratterizzata da trasformazioni e situazioni ancora molto complicate e stiamo affrontando tante vertenze complesse sia per la loro dimensione in termini di lavoratori coinvolti, sia per le soluzioni che vanno ricercate” è un autunno sicuramente in salita quello che presenta Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams Cgil Nazionale.
L’internalizzazione dei lavoratori degli appalti delle pulizie delle scuole; l’acquisizione del gruppo Auchan da parte di Conad, la situazione di Mercatone Uno, la crisi del Gruppo Manital, le disdette di alcuni importanti contratti integrativi e le tante mobilitazioni per sostenere il rinnovo dei contratti nazionali di settore stanno ad indicare che la Filcams resta impegnata su più fronti.
Internalizzazione dei lavoratori degli appalti delle pulizie delle scuole
Una vertenza che dopo 20 anni di cambi appalto, rifinanziamenti e difficoltà, potrebbe trovare un esito positivo, se solo si volesse veramente individuare una soluzione per dare risposte complessive.
La proposta avanzata dal Ministero dell’Istruzione, che a breve dovrebbe concretizzarsi con un decreto, prevede, a partire dal 1° gennaio 2020, l’internalizzazione del servizio di pulizie delle scuole, tramite l’assunzione diretta di 11 263 lavoratori che diventeranno dipendenti degli istituti scolastici. Gli occupati, però, che prestano tale servizio in appalto tramite società esterne, sono più di 16mila, e quindi quasi 5mila persone rischiano di rimanere escluse da questa operazione, senza occupazione e reddito.
“Abbiamo condiviso e sostenuto politicamente la proposta di internalizzazione, ma poteva – e doveva – essere affrontata con modalità e tempi diversi. Stiamo arrivando a fine anno, le imprese hanno aperto le procedure di licenziamento, visto che i bandi di servizio sono tutti in scadenza per il prossimo 31 dicembre, e ci sono ancora troppe incertezze e il forte rischio che troppi lavoratori restino esclusi.”
La Segretaria Generale racconta una delle vertenze più complicate degli ultimi anni. Quella dei lavoratori delle pulizie delle scuole ex Lsu e Appalti storici è una storia che parte da lontano e non può essere etichettata e liquidata semplicemente come una “storia sbagliata” – come da più parti si prova a fare – composta da dispersioni economiche, supposti rapporti clientelari, favori, accordi imprese-sindacati-politica “La politica” prosegue Gabrielli, “negli anni ha ritenuto di affidare in appalto il servizio, garantendo attraverso questa forma una continuità del servizio stesso, di occupazione e reddito ai lavoratori. Un sistema con tanti limiti e criticità vissute quotidianamente con i lavoratori nei territori e denunciate dai sindacati, come nel caso della vertenza del lotto 5 e le battaglie con i lavoratori dell’azienda Manital, che non eroga gli stipendi da giugno.
“Nella rilettura di questa esperienza – che intanto bisognerebbe conoscere approfonditamente e non solo supporre di conoscere – il vero limite è che spesso si sono date risposte all’emergenza, interrogandosi allo scadere di ogni appalto sulle soluzioni volte a dare continuità al servizio e alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti – dato il grande impatto sociale che la platea dei lavoratori ex LSU e Appalti Storici ha sempre avuto – e non c’è stata in questi anni la volontà di fermarsi a ragionare per individuare un sistema diverso.
“Ora che il percorso intrapreso potrebbe essere positivo, però, lo si sta affrontando senza conoscere realmente la situazione e la platea dei lavoratori, senza un reale confronto con i sindacati, nonostante alcuni incontri sono stati anche effettuati, rischiando di creare ulteriore disoccupazione. Abbiamo chiesto una cabina di regia in cui coinvolgere tutti i Ministeri preposti, dal MIUR al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per affrontare e definire un percorso che aiuti a ricercare soluzioni inclusive per tutta la disomogenea platea dei lavoratori coinvolti e per evitare la politica dei due tempi negli interventi di supporto. Abbiamo fatto proposte e osservazioni specifiche che non hanno ancora ricevuto risposte chiare e nette da parte del Miur.
“Non si può far finta che il problema non esista. Lasciare senza reddito e senza prospettive quasi 5 mila lavoratori, non è la scelta giusta e non può essere sbandierata come un successo” prosegue Maria Grazia Gabrielli “il tempo stringe, ma possiamo ancora correggere il tiro e fare un’operazione inclusiva guardando al servizio per le scuole e alle persone che lavorano.”
Auchan e Sma passano a Conad
Con l’acquisizione di Auchan e Sma da parte di Conad, siamo difronte alla trasformazione dello scenario distributivo. Conad si candida a diventare un’azienda leader del settore e a consolidare la propria posizione sul mercato. Un passaggio di consegne non facile e l’interruzione del confronto con i sindacati senza trovare un punto di intesa, evidenzia le difficoltà del passaggio: “Conad non ha ancora presentato un piano industriale compiuto e di fronte ad un’operazione di acquisizione di un’azienda da circa 18mila dipendenti è un grosso limite” spiega Maria Grazia Gabrielli. “L’azienda non è disponibile a discutere con le Organizzazioni sindacali della prospettiva occupazionale e di come costruire un sistema di protezione e di regole per la tenuta contrattuale per tutta la platea dei lavoratori. Tutto ciò preoccupa, sia per il futuro, sia perché siamo di fronte ad una possibile regressione della gestione delle relazioni, indispensabili per le tutele dei lavoratori.”
“Passiamo da una grande azienda” centralizzata” ad una rete di cooperatori e di associati, ma si deve comunque costruire un sistema di relazioni che sia adeguato ad un’operazione così importante.”
Conad, all’oggi, non ha dato questa disponibilità, tanto che il prossimo incontro del 30 ottobre si svolgerà presso il Ministero dello Sviluppo Economico su richiesta dei sindacati: “Auspichiamo che venga costruita una rete di garanzie per tutti i lavoratori e Conad faccia evolvere rapidamente il sistema con cui pensa di relazionarsi e con cui garantire una rete di tutele le migliori condizioni ai lavoratori coinvolti. È necessario che venga presentato un piano industriale che non garantisca tutele e occupazione solo ad una quota parte, ma che ci sia un impegno rispetto a tutta la rete che oggi è di Auchan e Sma.”
“In questo auspichiamo anche un ruolo attivo da parte del Ministero per gli impatti che questa acquisizione ha nei territori italiani, penso in particolare alle aree del sud del paese dove attualmente in termini di impatto occupazionale insistono tante crisi aziendali. Come tutte le “crisi industriali” inoltre, la nostra preoccupazione guarda al perimetro dei lavoratori del Gruppo Auchan, ma gli effetti delle scelte coinvolgono anche i lavoratori dell’indotto, vigilanza, logistica, pulizie che vivono in questo momento la medesima preoccupazione sulle prospettive di lavoro.”
Conad deve decidere se porre le basi per un percorso costruttivo utile ad affrontare le difficoltà di un investimento come quello che ha appena compiuto con l’acquisizione di Auchan, riconnettere un elemento di fiducia con le lavoratrici e i lavoratori, oppure procedere per strappi e contrapposizioni decidendo di appoggiarsi solo a chi non pone problemi. Sarebbe sbagliato e dannoso, e forse anche questo approccio è utile che venga superato.
La contrattazione nazionale forzatamente in stand by
“Stiamo per affrontare un fine anno importante per quanto riguarda la contrattazione nazionale. Si stanno svolgendo gli attivi dei delegati e delle delegate per i settori del terziario (Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti, Distribuzione Cooperativa) perché vogliamo costruire le piattaforme per il rinnovo dei contratti creando tutti gli spazi possibili per ascoltare e far partecipare i lavoratori”. Sono rinnovi importanti, sia per il numero degli addetti che per la necessità di evitare il disallineamento tra i diversi contratti che si è determinato nella precedente tornata contrattuale ed ha prodotto conseguenze sulle condizioni complessive degli addetti. Al percorso degli attivi dei delegati della Filcams, seguirà l’attivazione di un confronto unitario con Fisascat e Uiltucs per la costruzione delle piattaforme. “Si è dato avvio anche il rinnovo degli studi professionali. Ambito importante, su cui la Filcams continua a porre attenzione perché sottoposto a dinamiche di trasformazione e perché luogo di competenze e professionalità spesso non conosciute e riconosciute. Un impegno che ha visto anche per la categoria pratiche innovative e se vogliamo ancora inusuali del fare sindacato come il progetto impiegate.org o la possibilità di confrontarsi attraverso piattaforma internet sui contenuti e le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori legate alle richieste per il rinnovo del contratto.”
“L’attenzione” specifica la segretaria “è rivolta anche al turismo, un settore di grandi potenzialità e di grande rilievo per il nostro paese; ad oltre un anno dalla presentazione delle piattaforme ancora non abbiamo risposte concrete e, come in altri settori, il tempo che passa dalla scadenza del contratto al suo rinnovo, sta diventando una costante preoccupante (anche i contratti multiservizi e vigilanza privata scaduti rispettivamente da 6 anni e 46 mesi, a cui si aggiungono le farmacie, il portierato, il lavoro domestico).”
“Il non rinnovo dei contratti è un danno per le lavoratrici e i lavoratori, e in alcuni settori tale aspetto è ancora più rilevante. Il contratto nazionale è lo strumento che continua a garantire l’unica risposta alla grande questione salariale. Se non si riesce ad esercitare il ruolo negoziale attraverso i rinnovi contrattuali, si determinano anche distanze che non permettono di rispondere alle esigenze e ai cambiamenti del settore. Il rischio è di indebolire il ruolo del contratto nazionale stesso, soprattutto di fronte ai fenomeni di dumping ad opera di altri contratti nazionali che stanno emergendo e che determinano condizioni economiche e normative spesso ben inferiori ai contratti stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.”
Una situazione che va sbloccata portando a compimento gli accordi siglati con le associazioni datoriali sulla rappresentanza e sul modello contrattuale dove si è condiviso che il contratto nazionale è uno dei perni del sistema. “Come Filcams continueremo a richiamare a coerenza le parti datoriali per trovare un punto di ripartenza e la definizione di contratti nazionali. Ma la riflessione è ancora molto lunga perché davanti alle trasformazioni in corso, alla condizione ancora di frammentazione delle condizioni di lavoro, della mancanza di opportunità per i giovani, la precarietà, c’è la necessità di stabilire nuove e diverse priorità a cui il Contratto Nazionale di Lavoro deve riuscire a rispondere e che per noi restano fortemente ancorate alla condizione delle persone e alle risposte necessarie per creare benessere e qualità del lavoro.”
Tanto il lavoro da fare, ma l’impegno della politica e del Governo è indispensabile per poter fare dei passi avanti e migliorare. Quali sono le urgenze del paese da affrontare secondo la Filcams?
“È tempo di fare una lettura complessiva di quello che sta avvenendo nel nostro paese per valutare i cambiamenti di tutti i settori, dal terziario ai servizi, e individuare delle misure di sviluppo sostenibile, tenendo conto delle fasi di crisi. Abbiamo necessità, per esempio, di una politica più incisiva che punti sul turismo come settore di sviluppo per il paese a partire dal sud, ma anche al binomio turismo/cultura come opportunità per creare occupazione di qualità.”
“Bisogna rivedere il tema degli ammortizzatori, un ragionamento che si è aperto, ma che ancora non ha dato risposte alle particolarità del settore del terziario e del turismo, visto che è ancora aperta la problematica della Naspi per gli stagionali del Turismo.”
Tra le urgenze segnalate da Gabrielli anche la risoluzione della situazione dei lavoratori a part time verticale ciclico che operano nel settore dei servizi e del terziario: una discriminazione legata ai vuoti nella posizione pensionistica che deve essere sanata. Maggiore attenzione alle evoluzioni tecnologiche e a come si ripercuotono sul lavoro: quali cambiamenti hanno prodotto e produrranno, quali conseguenze per i giovani e meno giovani e quale formazione mettere in atto per evitare l’esclusione di una parte dei lavoratori.
Tra i temi sicuramente da rimettere al centro dell’agenda politica, i giovani e le donne. “L’Italia non investe nella scuola, nell’università e nella ricerca, non investe sulla creazione di lavoro di cui invece ce ne sarebbe bisogno, e non investe nei giovani. Cosi come” conclude la Segretaria “abbiamo bisogno di diffondere una cultura che superi le discriminazioni verso le donne perché scompaiano le disparità di trattamento salariale, per investire affinché il mondo del lavoro sia sempre più accogliente.”