Metro Italia Cash & Carry, leader in Italia del settore, ha comunicato alle Segreterie Nazionali e alle RSA/RSU la decisione di proseguire il percorso di concentrazione sul mercato horeca e di conseguenza la scelta di eliminare dall’assortimento molte referenze del no food, in particolare quelle definite “non professionali”.
L’impresa ha dichiarato quindi che nei prossimi mesi procederà alla chiusura dei reparti No Food delle strutture più grandi, il disinvestimento partirà a marzo a cominciare dai magazzini di Bologna, Brescia e Pisa. L’impatto sull’occupazione porterà al potenziale esubero di circa 100 unità tra rete vendita e funzioni di sede. L’impresa ha però annunciato di poter garantire l’occupazione attraverso le ricollocazioni. Il coordinamento nazionale delle delegate e dei delegati della Filcams Cgil ha analizzato le sommarie informazioni ricevute in vista del primo incontro che si terrà il 24 febbraio. Per la Filcams la dichiarazione dell’impresa di non voler licenziare nessuno, se pur positiva e considerato che comunque vige ancora il blocco dei licenziamenti, è tutta da verificare. Innanzitutto, va escluso che l’impresa possa agire unilateralmente sull’organizzazione dei punti vendita senza condividere il percorso con le organizzazioni sindacali, pesa ancora infatti la disdetta del contratto integrativo aziendale e le criticità emerse in questi mesi nella gestione della cassa integrazione con un’impresa sempre meno disponibile al dialogo con la RSA/RSU.
Il coordinamento ha fissato i punti che saranno posti al tavolo tra cui la verifica della reale diponibilità dell’impresa a ricollocare all’interno degli stessi punti vendita le persone dei reparti in chiusura e il rispetto della professionalità e delle condizioni individuali degli addetti, nonché dare centralità alle RSA/RSU nelle relazioni sindacali. Secondo la Filcams Cgil il percorso di riorganizzazione di Metro, iniziato con il primo intervento che interessò Mestre, è riconducibile a quanto sta avvenendo nelle grandi superfici della GDO. I magazzini di Metro, soprattutto i cosiddetti “classici”, guardavano ai possessori di partita iva svolgendo il ruolo che per i consumatori hanno gli ipermercati, ossia grandi superfici con un ampio assortimento a prezzi convenienti. Metro ha invece concentrato il suo interesse verso il mercato horeca (bar, ristoranti, alberghi ecc) abbandonando progressivamente il resto della clientela, scelta che nella fase della pandemia è costata una crisi del fatturato importante.