Le parole della segretaria generale Maria Grazia Gabrielli sull’anno che si chiude e le prospettive per il futuro
Si conclude un anno ancora segnato da importanti difficoltà per le lavoratrici e i lavoratori, per tutte le persone che, dopo il trauma della pandemia e dei suoi effetti ancora visibili, si sono trovate ad affrontare la tensione di una guerra nel cuore dell’Europa, con ricadute economiche e sociali pesanti sulla vita delle famiglie e sul mondo del lavoro che sono andate a peggiorare le disuguaglianze già marcate dall’emergenza sanitaria, la precarietà generale e la maggiore fragilità occupazionale di giovani e donne.
Grandi questioni che non vediamo ancora considerate priorità per il Paese, sulle quali è necessario intervenire per un nuovo modello di sviluppo sostenibile e per un maggiore benessere per le persone che lavorano, che un lavoro lo stanno ancora cercando o che rischiano di perderlo.
Questi sono gli obiettivi per il 2023, non vediamo altre priorità.
Ma abbiamo invece una Legge di Bilancio sbagliata, che non le coglie affatto e che non dà risposte alle persone e al paese: non solo non vengono affrontati i temi della irregolarità e della instabilità del lavoro e della povertà del reddito, ma si va nella direzione contraria, tornando a un uso esteso dei voucher, emblema delle forme di lavoro più precarie e meno tutelate, e penalizzando il reddito di cittadinanza, andando a colpire così le fasce più esposte e vulnerabili della popolazione.
E senza contrastare in alcun modo l’evasione, che sottrae importanti risorse alla collettività e allo sviluppo del Paese.
Un sistema di relazioni industriali non capace di affrontare tempestivamente il rinnovo dei contratti nazionali rallenta il lavoro delle parti sociali, con dilazioni in alcuni comparti cronicizzate, la più allarmante nella Vigilanza privata e nei Servizi fiduciari: questo significa da una parte non dare risposte economiche ai lavoratori mentre l’inflazione tocca un picco storico, dall’altra non affrontare il miglioramento delle condizioni di lavoro – orari, turni, conciliazione, approccio ad innovazioni e trasformazioni.
Una richiesta forte in questo senso arriva dalle lavoratrici e dai lavoratori del terziario e della distribuzione cooperativa, per i quali è stato da poco siglato un protocollo straordinario che riconosce loro un’una tantum e un parziale incremento economico, ma che sono in attesa del rinnovo del contratto nazionale.
Continueremo a insistere perché la politica intervenga su questioni che si trascinano da troppo tempo, come la riduzione del numero dei contratti nazionali, una legge sulla rappresentanza attraverso cui attribuire un valore erga omnes ai contratti: anche la prosecuzione del nostro Congresso dovrà tenere conto di queste priorità, preparando il terreno alle future iniziative.
Centrale nella discussione della nostra categoria è il tema del codice dei contratti pubblici e il mantenimento di quei punti fondamentali a garanzia delle condizioni di lavoratrici e lavoratori che sono stati ottenuti grazie alle proposte e alle azioni messe in campo dalla Filcams, insieme alle altre categorie e alla Confederazione, dall’obbligo di inserimento della clausola sociale nei bandi di gara al Durc di congruità dell’incidenza della manodopera negli appalti di servizi, come anche la necessità di prevedere l’adeguamento agli aumenti economici dei contratti nazionali nella revisione dei prezzi dei bandi di gara, l’impegno a indicare il contratto nazionale comparativamente più rappresentativo e la conferma dell’esclusione dei costi della manodopera dai ribassi delle offerte di gara.
Non ci stancheremo di ripetere che nei servizi in appalto – mense, pulizie, sanificazioni e vigilanza – la qualità del lavoro e la qualità del servizio erogato ai cittadini procedono insieme e che qualsiasi intervento che peggiori la condizione dei lavoratori in appalto peggiora inesorabilmente anche la condizione dei servizi per il nostro Paese.
In un panorama politico carente di politiche industriali, con un approccio ancora incerto e insufficiente alla questione ambientale, dell’autonomia energetica e della loro sostenibilità in termini di produzione, è evidente anche la mancanza di politiche di intervento e investimento su un grande settore economico come quello del turismo. Visione drammaticamente confermata dalle prime proposte della ministra Santanchè, che si è espressa ad oggi sulla defiscalizzazione delle mance, non contemplate dai contratti nazionali di lavoro, e sulla privatizzazione delle spiagge pubbliche, ispirata a un pensiero sommario e discriminatorio, ma che non abbiamo ancora ascoltato parlare di lavoro, di qualità, di crescita e di sostenibilità di un settore di tale rilevanza per il Paese.
Per far sì che il lavoro nel turismo diventi attrattivo sono necessarie politiche pubbliche che orientino anche gli investimenti privati, rapporti di lavoro di maggiore qualità e stabilità e un maggiore investimento in termini di qualificazione e valorizzazione delle professionalità.
Allargando lo sguardo al contesto nel quale viviamo troviamo le altre priorità: pace e libertà, condizioni indispensabili per lo sviluppo, la crescita e il benessere delle persone e dei paesi.
La nostra organizzazione considera indispensabili un’azione di pace per la cessazione del conflitto tra Russia e Ucraina e una costante attenzione su quanto sta avvenendo nel mondo a condizionare la libertà delle donne: un tema cruciale anche per il nostro Paese, che registra uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d’Europa. Abbiamo bisogno di cambiare la cultura del rapporto tra i generi, che è alla base del tragico fenomeno dei femminicidi, e continuare ad affermare con forza la libertà di scelta delle donne e di autodeterminarsi attraverso il lavoro e l’emancipazione economica. Un obiettivo primario per la nostra organizzazione, dove la presenza femminile è predominante.
Anche questi temi sono centrali nella nostra discussione congressuale, importante momento di partecipazione che rafforza il lavoro che abbiamo fatto nel tempo.
Ci proponiamo di essere sempre più vicini alla realtà delle lavoratrici e dei lavoratori e di rappresentarne al meglio le esigenze e i bisogni, tenendo alto il nostro profilo antifascista, mantenendo viva l’attenzione per i diritti civili e confermando la nostra posizione solidale su temi spesso divisivi come migrazioni e diversità.
Il confronto nel percorso congressuale ci ha permesso di ripercorrere e rileggere insieme tutto quello che abbiamo affrontato negli ultimi quattro anni e di tracciare collettivamente le coordinate delle nostre azioni future: un grande momento di condivisione, consapevolezza e spirito di solidarietà, valori dei quali l’organizzazione vuole essere sempre più portatrice, in una società dove prevalgono individualismo, corporativismo e distanza tra le persone.
Abbiamo dimostrato di saper rispondere con caparbietà e coraggio anche alle sfide più difficili, di avere una grande capacità di azione collettiva, che sarà la nostra forza anche nei prossimi anni: per i risultati che devono essere ancora raggiunti possiamo contare sulla volontà inesauribile di cambiare le cose e sulla forza delle nostre idee.