La pandemia ha travolto trasversalmente ogni ambito della vita pubblica, privata e lavorativa e, sapendo che nulla tornerà come prima, ci si interroga e si dibatte su come poter uscire da questa crisi indirizzando il cambiamento verso la sostenibilità sociale e ambientale.
A quanto pare però qualcuno pensa ancora di riproporre soluzioni vecchie che hanno già dimostrato il loro fallimento e che producono il solo effetto di peggiorare le condizioni di vita e di lavoro di tante donne e tanti uomini. E così, ancora una volta, molte imprese ritengono opportuno aprire i negozi a Pasqua e Pasquetta.
La festa non si vende
Cosa importa se gli addetti vendita hanno lavorato ininterrottamente per tutta la durata della pandemia esponendosi a evidenti rischi? Cosa importa se ancora non si è voluto prendere in considerazione questi rischi e non gli si è data priorità nei vaccini? Cosa importa se si trascinano dietro anni di riorganizzazioni, procedure di mobilità, lavoro domenicale e orari flessibili, magari per uno stipendio part time?
Anche per queste condizioni e ancora una volta ribadiamo il nostro no alle aperture festive e rilanciamo la necessità di una proposta di regolamentazione delle aperture domenicali, convinti che il futuro debba essere sostenibile per l’ambiente, per il territorio e per le lavoratrici e i lavoratori: consumare 365 giorni l’anno 24 ore al giorno non è rispondente e coerente con questo obiettivo.
I lavoratori del commercio, soprattutto quelli del settore alimentare, hanno lavorato a servizio del paese in questi mesi difficili, sono stati persino definiti eroi. La Filcams CGIL ritiene che non siano eroi, ma persone che hanno lavorato con dedizione nonostante i rischi, lo stress e le difficoltà e i giorni di festa meritano di passarli al sicuro con chi e dove preferiscono, di certo non vogliono passare Pasqua e Pasquetta a lavoro!