Focus in tre domande sul settore terziario.

Dall’inchiesta Confcommercio emerge che su Imu e Tasi, quattro imprese su dieci preferiscono l’accorpamento. Bonus di 80 euro e riduzione del cuneo fiscale giudicati insufficienti.

Nonostante alcuni indicatori segnalino un’inversione di tendenza (Pil in rialzo, diminuzione dei fallimenti e crescita degli occupati), la ripresa appare ancora fragile, tanto che famiglie e imprese non pare se ne siano accorte. È il dato generale che emerge dall’Osservatorio Confcommercio-Format sulle imprese del terziario. L’indagine, costruita sul format “Le tre domande”, a giugno ha riguardato l’ipotesi di introduzione della local tax, il bonus di 80 euro e la riduzione del cuneo fiscale.

LOCAL TAX

Sull’ipotesi governativa di introduzione di un’unica imposta locale, la cosiddetta “local tax”, al posto di quelle attualmente esistenti:

  • il 40,8% delle imprese del terziario preferisce l’accorpamento di Imu e Tasi. In prevalenza sono imprese del commercio e dei servizi, di piccole dimensioni, del Centro e del Sud Italia;
  • il 33% indica l’accorpamento di Imu, Tasi, Tosap e l’imposta di pubblicità. Sono soprattutto imprese del turismo e dei servizi, di piccole dimensioni;
  • il 26,2% sceglie l’accorpamento di Imu, Tasi e Tari. Sono in prevalenza imprese del commercio e dei servizi, di medie e grandi dimensioni, del Nord Ovest.

IL BONUS DI 80 EURO

Quanto al bonus di 80 euro erogato ai lavoratori dipendenti con reddito fino a 24.000 euro, la quasi totalità degli imprenditori del terziario, il 96,7%, non ritiene che sia una misura sufficiente per la riduzione della pressione fiscale.

LA RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE

Il Governo ha ridotto il cuneo fiscale escludendo il costo del lavoro dei dipendenti a tempo indeterminato dall’Irap. Per l’86,9% degli imprenditori del terziario ciò è insufficiente per il calo delle tasse sulle imprese. In particolare: il 77,5% ritiene che questa misura non vada incontro alle esigenze delle piccole imprese senza dipendenti, mentre il 22,5% vorrebbe ulteriori interventi sull’Irap, escludendo anche il costo dei lavoratori a tempo determinato.