SARÀ probabilmente un effetto della crisi. Dai dati diffusi ieri dall’Osservatorio dell’Inps, emergono due fenomeni che si stanno rafforzando: la diminuzione di colf e badanti che prestano i loro servizi nelle famiglie e nell’assistenza alle persone anziane e l’aumento degli italiani (in particolare donne) che non trovando altri lavori si offrono anche per gli impieghi domestici facendo concorrenza agli stranieri.
Confermando una tendenza in atto ormai da anni, il numero dei lavoratori domestici continua infatti a calare: le colf e le badanti che nel 2017 hanno versato contributi all’Inps – anche se in questo settore purtroppo esiste una forte presenza di lavoro in nero – sono state 854.526, cioè l’1% in meno rispetto al 2016.
L’EMORRAGIA di collaboratori risulta comunque più contenuta di quanto non lo sia stata nel recente passato: prendendo come riferimento il 2012, anno in cui in seguito alla sanatoria dei lavoratori extracomunitari irregolari si era registrato un forte incremento di queste figure professionali, la cui presenza era arrivata sopra quota un milione, si osserva come l’anno dopo il calo fosse stato del 5,1% e quindi del 5,2% nel 2014 rispetto al 2013.
A PESARE sempre di più è la componente italiana: se infatti i lavoratori domestici stranieri sono scesi a quota 631mila – nel 2016 erano 655mila e 681mila nel 2015 – quelli di nazionalità italiana sono aumentati fino a superare le 232mila unità (due anni prima erano ‘solo’ 214mila), con un incremento del 6,9%. Complessivamente, le donne rappresentano la stragrande maggioranza. Per la precisione l’88,3% del totale, una percentuale in crescita dall’81,1% del 2012 e dall’88% del 2016. Quanto alla distribuzione geografica, a posizionarsi in cima alla classifica è il Nord-Ovest dove lavora il 29,7% dei collaboratori domestici. Segue a ruota il Centro (28,5%) mentre risultano più staccati il Nord-Est (19,9%), il Sud (12,6%) e le Isole (9,3%). La Lombardia è la regione che registra il maggior numero di colf e badanti: 156mila, il 18,1% del totale. Oltre la metà dei lavoratori domestici sono del resto concentrati in quattro regioni: Lombardia, Lazio (14,9%), Emilia Romagna (8,8%) e Toscana (8,6%).
Tra i lavoratori domestici italiani sono in aumento soprattutto le badanti che hanno superato quota 88mila (+17,3%) mentre le colf sono 143.837 (+1,31%). Il dato risente dell’invecchiamento del Paese e dell’aumentata presenza di persone non autosufficienti. Del resto, se il numero complessivo delle colf si è ridotto (da 490.576 a 469.922) – forse sempre per la maggiore difficoltà delle famiglie a sostenerne il costo – quello delle badanti totali è aumentato da 382.238 a 393.478 (+2,94%).
L’EUROPA dell’Est resta la zona geografica da cui proviene quasi la metà dei lavoratori stranieri (378.258) pari al 43,8% con la prevalenza delle badanti (224.350) rispetto alle colf (153.509). Dopo le italiane e le lavoratrici dell’Europa dell’Est, infine, il numero più alto di lavoratori domestici proviene dalle Filippine (69.325) con una netta prevalenza di colf (58.858) mentre le badanti sono poco più di 10mila.
La novità
Le connazionali impiegate in attività domestiche sono aumentate del 6,9%.
Più cameriere
Tra i lavoratori domestici, quasi la totalità (88,3%) è rappresentata da donne Le italiane fanno soprattutto le colf (il 54,4%) mentre la badante resta straniera.
Anziani da badare
Che il Paese stia invecchiando lo dimostra anche il continuo aumento delle bandanti, salite l’anno scorso a 393.478 con un incremento del 2,94%
La mappa etnica
Quasi la metà dei lavoratori stranieri proviene dall’Est Europa: sono 378.258, in maggior parte badanti. Seguono i filippini (69.325), in prevalenza colf.
(Fonte: Il Giorno – 22 giugno 2018)