Il dossier elaborato dall’Associazione Domina rivela l’aumento del personale italiano. Gli addetti alle attività domestiche sfiorano il milione.
E’ letteralmente esploso, dal 2007 ad oggi (con un salto del 42%) il fenomeno del lavoro domestico, in Italia: al netto del personale irregolare, infatti, si stima che a praticarlo siano attualmente in poco meno di un milione, mentre gli addetti che sono stati assunti nel 2015, secondo le rilevazioni dell’Inps, hanno raggiunto quota 886.125 unità.
Se, dunque, nell’arco di un decennio, coloro che si occupano della cura delle nostre abitazioni sono stati protagonisti di un considerevole aumento, nell’ultimo anno si è registrata una lieve discesa (-2,3%) degli angeli del focolare stipendiati, che si suddividono in collaboratori (colf, il 57,6% del totale) ed assistenti familiari (badanti, 42,2%).
Lo si legge nel dossier di Domina, l’Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico (realizzato in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa), nato sì con l’obiettivo di disegnare un aggiornato profilo delle due categorie, ma anche, ha spiegato il segretario generale dell’organizzazione Lorenzo Gasparrini, “per informare i nuclei di tutte le dinamiche contrattuali e amministrative che si innescano assumendo una persona come assistente, nonché per accompagnarli nella gestione del rapporto di lavoro”, modalità finalizzata, ha sottolineato, “ad aiutare seriamente le nostre famiglie a non mettersi nei guai e ad affermare la dignità del lavoro domestico”.
L’andamento del fenomeno è stato certamente influenzato da alcuni provvedimenti normativi, in particolare dal decreto legislativo 109 del 2012 (la cosiddetta sanatoria): grazie ad esso il numero di lavoratori domestici si è attestato sopra il milione di unità e, soltanto in quell’anno, le domande di regolarizzazione sono state 134.576; analogamente, poi, sono state introdotte sanzioni più severe per i datori di lavoro non in regola, dando però la possibilità di far emergere posizioni in nero.
Ad accaparrarsi il maggior numero di posti, recita il documento, sono persone provenienti dal’Europa dell’Est: da queste nazioni, infatti, arriva poco meno della metà dei lavoratori domestici complessivi (45,7%), incidenza che tocca il 60,7% tra le badanti e risulta, invece, molto meno marcata tra le colf.
A seguire, vi sono impiegati nostri connazionali, poi chi arriva da Filippine ed America Latina. La perdurante crisi economica, come è possibile notare confrontando quanto avvenuto tra il 2008 e il 2015, ha decretato l’innalzamento del numero degli occupati italiani (+2,4%) e il parallelo calo della quota giunta dell’Est Europa (-2,5%). Quanto, infine, alle caratteristiche di chi assume assistenti, o collaboratori per la casa (non necessariamente gli stessi che hanno bisogno di essere sostenuti) si osserva come non sia, in generale, affatto giovane: soltanto l’8,7% tra gli uomini e il 5,7% tra le donne è under 40.
L’età media dei datori di lavoro è 62 anni.