“Dopo il netto giudizio della Cgil e la pesante bocciatura da parte delle Regioni e dell’ANCI dello schema di decreto del Governo su anziani e non autosufficienza, tanto che non è stata raggiunta l’intesa in sede di Conferenza Unificata, ora l’Esecutivo tenta goffamente di correre ai ripari inserendo nel decreto PNRR la decontribuzione per il lavoro di assistenza familiare. L’ennesima operazione di facciata buona per la propaganda, almeno da ciò che si legge nelle bozze in circolazione”. È quanto dichiarano in una nota congiunta Cgil nazionale, Filcams Cgil e Spi Cgil.
“Innanzitutto – spiegano – per l’estrema esiguità delle risorse stanziate, di cui nel biennio 2025-2026 potrà beneficiare una platea estremamente ridotta, che va da 13 mila a 19 mila persone a fronte di 3,8 milioni anziani non autosufficienti di cui almeno un milione assistito da assistenti familiari”. Per la Cgil “occorre investire con un progressivo, certo, strutturale e ben più consistente incremento dei fondi sanitari e sociale per sostenere l’assistenza per milioni di persone non autosufficienti e le loro famiglie”.
“Inoltre – proseguono – se la misura è pensata per contrastare il lavoro irregolare e favorire l’emersione, non si comprende la ragione di limitarla ai soli ultraottantenni”.
“Da evidenziare la contraddittorietà delle scelte del Governo che introduce (per pochissimi) la decontribuzione dopo aver escluso le lavoratrici domestiche madri dal taglio del cuneo fiscale”.
Per Cgil, Filcams e Spi “va infatti ricordato che chi svolge lavori di cura e assistenza alle persone anziane è solo una parte del mondo del lavoro domestico per il quale sarebbe necessaria un’attenzione ben diversa di quella spot contenuta nel decreto PNRR”.
“Va poi ricordato – aggiungono in conclusione – che da tempo le Organizzazioni sindacali e le associazioni delle famiglie chiedono al Governo di affrontare insieme il tema del lavoro di cura e assistenza familiare. Ennesima occasione mancata”.