Circa 300 procedure aperte e altrettante aziende nazionali (che hanno attività su almeno due regioni) interessate, tanti i lavoratori coinvolti, con a rischio il loro futuro.
Il settore del terziario è profondamente lacerato dalla crisi economica, che si sta abbattendo da più di 4 anni sul paese. Commercio, turismo e servizi (vigilanza privata, studi professionali, appalti di pulizie, aziende termali) sono settori strategici, che coinvolgono più di 4 milioni di lavoratrici e lavoratori, e sono ormai diventati una fetta importante del mercato del lavoro.
Negozi che chiudono, grosse catene della grande distribuzione in crisi, agenzie di viaggi e tour operator in fallimento, per non parlare delle società di pulizie e mense scolastiche con personale e finanziamenti ridotti all’osso.
“La situazione è allarmante” afferma Franco Martini segretario generale della Filcams Cgil, “i dati diffusi sull’occupazione confermano le difficoltà del momento, soprattutto in settori come i nostri dove la presenza di donne e giovani è molto alta”.
Valtur, Fnac, Sonepar, Nh Hotel, Unieuro, Coop, Autogrill, Sistemi Informativi, Natuzzi, sono tante le aziende grandi e piccole che su tutto il territorio nazionale hanno aperto procedure di mobilità e cassa integrazione.
A preoccupare sono anche le reazioni alla crisi da parte di aziende e imprese, che per abbattere il costo del lavoro sono ormai sempre pronte a disdire contratti, eliminare istituti fondamentali (es. malattia, permessi o indennità) o licenziare senza individuare eventuali forme di sostegno al reddito.
Ma spaventa anche la diffusione di prassi e strategie aziendali che peggiorano le già precarie condizioni di lavoro: orari sempre più ridotti e flessibili, turni saltuari o concentrati nei week end, che non permettono il reale sostentamento economico.
Dinamiche errate e interventi drastici, si trasformano in catene viziose negative, che non lasciano spazio ad una contrattazione che possa dare speranza per il futuro.
“È necessario dare immediate risposte al mondo del lavoro” prosegue Martini “trovare soluzioni concrete per contenere l’emorragia di posti di lavoro degli ultimi anni, e al contempo sostenere le imprese per incentivare le assunzioni e il reinserimento dei lavoratori”.
“Il preannunciato aumento dell’Iva sarebbe una risposta di segno opposto” conclude il segretario “un possibile colpo di grazia ad un settore in ginocchio, dove ogni giorno si combatte disperatamente per salvare il lavoro e tenere aperti i negozi”.