Il terziario in Italia e’ poco competitivo, troppo sostenuto dalla spesa pubblica e scarsamente internazionalizzato. E’ quanto rileva il Censis, nel 47mo rapporto sulla situazione sociale del Paese.
“Il nostro servizio terziario – si legge nel rapporto – soffre di una composizione troppo tradizionale, piu’ al servizio della famiglia che legata ai grandi processi di trasformazione organizzatiava dell’impresa, piu’ sostenuta dalla spesa pubblica che da un’autonoma ricerca di competitivita’. Ma soprattutto opera prevalentemente nel mercato interno, non esporta servizi all’estero ed e’ scarsamente internazionalizzato”.
Il Censis rileva come “l’incidenza del comparto terziario in Italia e’ pari al 73,7% del Pil, in linea con il 79% della Francia, il 77,9% del Regno Unito, il 70,6% della Spagna, il 68,7% della Germania. Ma nel nostro Paese e’ elevata l’incidenza di servizi che danno minore dinamicita’ all’economia.
La quota sul Pil di attivita’ come l’intermediazione immobiliare, i servizi alla persona e la Pubblica Amministrazione raggiunge il 21,9% in Italia e il 18,3% nella media degli altri grandi Paesi europei. Altrettanto vale per il comparto commerciale, del turismo e della logistica, che registra un’incidenza del 20,6% contro una media del 17,9%.
Al contrario, nei segmenti piu’ propulsivi legati direttamente o indirettamente ai servizi alle imprese (dalla finanza all’informatica, alla consulenza) la quota italiana sul Pil e’ del 19,9% contro una media del 23%”. “Altrettanto vale per un segmento come la formazione e la cultura – prosegue il rapporto – dove siamo all’11,3% a fronte di una media del 14,7%. In piu’, per ogni ora lavorata nel terziario in Italia si producono 32 euro, mentre nell’area dell’euro si sale a 36 euro e soprattutto in Germania a 40 euro e in Francia a 45 euro”.
(fonte: Censis)