Dipendenti in ferie forzate, minacce durante la mobilitazione di lavoratori e sindacati: “Ti stacco la testa, ti rompo la faccia, a te e a tutti i tuoi”.
Cambia la proprietà in franchising del punto vendita di Carrefour di Via Tripoli a Torino, dopo la mobilitazione delle organizzazioni sindacali.
Siamo a Torino e il marchio che troviamo associato ad una brutta storia oggi finalmente risolta, è quello di Carrefour, il quarto più grande gruppo di vendita al dettaglio nel mondo in termini di reddito e vendite e il secondo a livello europeo. Un colosso che, come altri, negli ultimi anni ha accelerato un processo di frammentazione attraverso il sistema del franchising, mettendosi così alla ricerca di “imprenditori appassionati della grande distribuzione”, come si legge da suo sito italiano. Così, “l’imprenditore appassionato” protagonista di questa vile storia, circa un anno e mezzo fa ha acquisito il Market di Via Tripoli a Torino dalla società Scoz Group attraverso una procedura di affitto di ramo d’azienda. Di conseguenza è diventato datore di lavoro anche dei dipendenti Carrefour i quali, da lavoratori diretti di una multinazionale del commercio alimentare, sono diventati dipendenti a tutti gli effetti di questo signore. Doverosa una premessa: in questi passaggi il dato di fatto è che le lavoratrici e i lavoratori vanno a perdere la contrattazione integrativa. Dopodichè, se è vero che in questo contesto si trovano anche imprenditori assolutamente rispettabili, il tutto è però lasciato al caso e lo specchio di ciò che spesso avviene rivela in generale anche un peggioramento dei diritti, in molti casi con disapplicazioni del contratto nazionale, per arrivare a casi più estremi come quello denunciato dalla Filcams Cgil torinese, in cui è stato attuato un vero e proprio comportamento antisindacale e un probabile illecito contro l’Inps nella gestione della cassa integrazione. È dagli inizi di questa nuova esperienza imprenditoriale infatti che, insieme ai suoi iscritti, la Filcams denuncia a Carrefour gli atteggiamenti e le condizioni di lavoro non tollerabili che i lavoratori hanno iniziato a subire dal rampante imprenditore, senza mai ricevere riscontri fattivi o interventi da parte della grande catena commerciale. Il grave fatto accaduto l’8 aprile davanti al negozio è noto, ma lo ripercorriamo brevemente.
La mobilitazione, l’assemblea e le minacce
Dal primo aprile di quest’anno, su quel market, viene avviata una procedura di cassa integrazione con causale Covid, utilizzata per lasciare a casa a zero ore 4 lavoratori storici “ex” Carrefour, di cui il delegato della Filcams e quello della Fisascat. Nel giro di pochi giorni esce fuori però che al loro posto lavoravano persone a giornata e di dubbia contrattualizzazione. L’8 aprile la Filcams Cgil di Torino, insieme a Fisascat Cisl, organizza un’assemblea sindacale di tre ore con annesso presidio fuori dal market, per chiedere il ritiro della procedura e di conseguenza il rientro al lavoro delle persone ingiustamente costrette a casa. Durante il presidio il collaboratore del titolare si affaccia sulla porta ostentando l’intenzione di prendere i nominativi dei partecipanti all’assemblea. Fabrizio Nicoletti, funzionario della Filcams, specifica a questa persona che non c’era alcun bisogno di scrivere i nomi perché glieli avrebbero inviati le organizzazioni sindacali per la retribuzione dell’assemblea e da lì iniziano a partire le minacce, tra cui ‘Ti stacco la testa, ti rompo la faccia, a te e a tutti i tuoi‘, per arrivare a fine assemblea quando anche il titolare del market minaccia di non pagare gli stipendi il 15 aprile e di mandare tutti ‘a zappare la terra’.
Nicoletti si reca il giorno stesso in Questura, effettuando formale querela, e nei giorni a seguire provvede a denunciare tali comportamenti anche a Carrefour. Ovviamente sono partite le dovute segnalazioni anche all’Inps e all’Ispettorato Territoriale del lavoro per quanto riguarda la gestione dell’ammortizzatore sociale. La denuncia formale e mediatica di questa storia, così come la richiesta a Carrefour di farsi parte attiva nella risoluzione di questa assurda situazione, hanno prodotto un risultato sindacale importante proprio in una giornata simbolica, quella del 51esimo anniversario dell’entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori (20 maggio 1970). “Finalmente, i dipendenti del punto vendita sono tornati al lavoro, dopo un mese di ferie forzate e cassa integrazione illegittima, con un nuovo imprenditore” – dichiara soddisfatto Fabrizio Nicoletti insieme a Fisascat e Uiltucs, il prossimo passo è il conteggio delle mensilità non retribuite e delle ferie fatte godere illegittimamente.
Su indicazione di Carrefour, quindi, come è stato chiesto dalle Organizzazioni sindacali, la gestione del franchising cambia, concludendosi così il triste capitolo della gestione precedente.
Il tema che resta è quello per cui ciò che è accaduto a Torino rappresenta la punta di un iceberg, un caso estremo che fonda però le sue basi su un modello di mercato ormai diffuso, preoccupante e in continua espansione: “È necessario trovare una strada per responsabilizzare le imprese che attuano questo tipo di linea commerciale – sottolinea Alessio Di Labio, segretario della Filcams Cgil Nazionale – Quanto accaduto a Torino è lo specchio di una problematica che denunciamo da sempre: la frammentazione del commercio e la deresponsabilizzazione sui lavoratori dei grandi marchi attraverso il franchising o attraverso modelli di gestione, come quello di Conad, che stanno trascinando tutto il settore verso un peggioramento delle condizioni di lavoro”.