A livello complessivo calano colf e badanti, i lavoratori domestici, a causa di una consistente flessione della manodopera straniera. In compenso continuano a crescere gli addetti di nazionalità italiana.
È il quadro aggiornato al 2016 del lavoro domestico in Italia che ieri è stato illustrato a Torino, nell’ambito del convegno “L’Italia non è più un Paese per famiglie?”, organizzato dall’associazione Nuova Collaborazione. Al centro della scena i dati Inps su colf e badanti che restituiscono con puntualità il peso economico e lo stato di salute di questo particolarissimo settore.
Nel 2016 i lavoratori domestici censiti nello Stivale erano 866.747, in diminuzione del 3,1% rispetto all’anno precedente e di addirittura il 14,2% rispetto al 2012. Quest’ultimo fu l’anno di massima consistenza numerica del fenomeno, con più di 1 milione di collaboratori censiti (+12,3% rispetto all’anno precedente) a seguito della grande sanatoria degli extracomunitari irregolari. Se tuttavia si considerano i soli lavoratori di nazionalità italiana, il 2016 è stato il decimo anno consecutivo di crescita: gli addetti si sono attestati a quota 216.389 unità, l’1% in più sul 2015 e il 53,9% in più sul 2007.
A determinare il calo complessivo sono stati essenzialmente i lavoratori stranieri: 650.358, il 4,3% in meno rispetto al 2015 ma soprattutto il 21,1% in meno rispetto all’anno boom del 2012, quando se ne contavano 824.498. «La flessione degli stranieri – ha sintetizzato Giulio Mattioni del servizio statistico dell’Inps – potrebbe essere imputata a due fattori: da un lato la crescita di domanda di colf e badanti italiane, dall’altra il fatto che molti stranieri emersi nel 2012 come lavoratori domestici siano passati nel frattempo ad altre mansioni».
La composizione per genere dei lavoratori domestici evidenzia la netta prevalenza delle donne (763.880) pari all’88,1% del totale, con un trend in crescita negli ultimi anni (nel 2013 era l’83,5%). Dalla distribuzione per età dei lavoratori emerge che la classe d’età 45-49 anni è quella con la maggior frequenza (16,9%) e che anche per i lavoratori domestici, come per altre categorie, sono in crescita i lavoratori delle classi di età più elevate (dai 45 anni in poi) che nel 2016 rappresentano il 61% del totale, mentre nel 2013 costituivano solo il 50,4 per cento.
La ripartizione per tipologia di rapporto di lavoro mostra, inoltre, che nel 2016 la maggior parte dei lavoratori domestici (487.272 pari al 56,2%) svolge l’attività di colf, mentre il 43,7% dei lavoratori domestici sono badanti. Da segnalare che la quota delle badanti è in crescita negli ultimi anni (nel 2013 era pari al 38,4%). Rispetto all’orario medio settimanale si osserva che nel 2016 circa il 35% dei lavoratori domestici ha un orario medio settimanale compreso entro le 24 ore.
«Bisogna puntare – ha detto il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba – alla messa a regime di un sistema di detrazioni fiscali destinate alle famiglie che si avvalgono del lavoro domestico, vicino o uguale al 50 percento».
IL FENOMENO
Cresce la domanda di italiani, mentre molti immigrati sono passati ad altre mansioni.
LA FOTOGRAFIA
866.747 i lavoratori domestici. Nel 2016 i lavoratori domestici erano 866.747, in calo del 3,1% rispetto al 2015 e del 14,2% rispetto al 2012. Il 2012 è stato l’anno del record con oltre un milione di collaboratori domestici
650.358 gli stranieri. Tra colf e badanti gli stranieri oggi sono 650.358, ossia il 4,3% in meno rispetto al 2015, ma soprattutto il 21,1% in meno rispetto al 2012 quando erano 824.498
763.880 la differenza di genere. La composizione per genere dei lavoratori domestici mostra la netta prevalenza delle donne.
(fonte Il Sole 24 ore – 24 ottobre 2017)