“Fondoprofessioni è un Fondo birichino”. Questo è stato l’appellativo cha hanno dato al Fondo, all’indomani dalla presentazione dell’Avviso Sociale. Tale affermazione non ci ha mai né preoccupato né infastidito, anzi. In un momento in cui i fondi proliferano (oggi sono 21), sentiamo che questa affermazione rispecchia le nostre caratteristiche e ci appartiene; se infatti per “birichino” si intende qualcuno dal profilo dinamico, imprevedibile e che esce fuori dagli schemi… be’, allora mai nomignolo fu più azzeccato!
Ma nel vasto panorama degli strumenti che finanziano la formazione continua, Fondoprofessioni – Fondo nazionale che finanzia la formazione delle lavoratrici e lavoratori degli studi professionali – ha la mission di porsi, nel comparto degli studi professionali, come lo strumento per eccellenza per finanziare una formazione che sia efficace e aderente ai fabbisogni dei propri iscritti, sia per rispondere a un contesto in continua evoluzione, sia per dotare il comparto di profili professionali sempre più aggiornati e competenti, sia infine per far emergere un settore polverizzato e complesso come quello delle attività professionali.
Nasce quindi la necessità di individuare una nuova strategia progettuale, tanto più in un contesto di crisi. A tal proposito Fondoprofessioni si è interrogato su come sviluppare e promuovere modalità innovative per l’accesso alla formazione, arrivando così alla formulazione di una Nuova Offerta Formativa più ampia e variegata, frutto dei continui confronti con le Parti Sociali, al fine di individuare canali innovativi e sperimentali per accedere alle risorse.
L’Avviso Sociale, che insieme agli altri avvisi rafforza e arricchisce l’offerta formativa del Fondo, è un esempio dello sforzo compiuto in questa direzione, e dedica tre linee di finanziamento a figure “scelte” quali donne, giovani e aree geografiche.
Nel convegno del 23 Giugno 2011 tenutosi ad Ancona, dal titolo Dalle pari opportunità alle opportunità di sviluppo, emerge che il mondo delle professioni sta cambiando e che il nuovo modo di fare professione non è più appannaggio dei soli uomini, gruppi omogenei per provenienza territoriale, ma che la professione è sempre più donna, giovane, e che spesso le aree geografiche poco sviluppate incidono sul modo di esercitare e organizzare l’attività professionale. Da qui è stato “facile” il percorso che ci ha portati a individuare, circoscrivere e declinare i tre asset di intervento.
In uno scenario come quello appena rappresentato, di grandi trasformazioni, quale spazio dare al tema delle pari opportunità e come declinarlo in modo che le differenze rappresentino un valore invece che una discriminazione? Come affrontare il tema delle giovani generazioni e delle loro difficoltà di accesso alla professione?
E ancora, come valorizzare e colmare i disequilibri di contesti territoriali poco sviluppati, per non parlare delle zone terremotate come nel caso dell’Emilia Romagna? Può davvero la formazione essere lo strumento per il rilancio e lo sviluppo di un territorio devastato dal terremoto?
In occasione di un incontro avuto con gli enti che si sono aggiudicati i Piani su questa linea di finanziamento, è emerso che lo spirito animatore dei progetti era tornare alla vita di tutti i giorni, riprendere le attività lavorative e professionali di “prima”, nel “dopo” sisma. Nell’era del “dopo”, che non è un bisticcio di parole ma è come si definiscono il tempo e gli eventi nelle zone colpite dal sisma, la vita continua e la formazione diviene un anello di congiunzione e di ricostruzione tra un prima e un dopo, grazie a nuovi slanci e nuove prospettive.
I primi segnali di cambiamento si possono riscontrare a pochi mesi dall’inizio delle attività formative. L’esperienza di tre studi legali, uno di questi ha perso la propria sede perché completamente danneggiata, ci racconta che i percorsi sulla comunicazione scritta, amministrazione e organizzazione del lavoro, hanno dato i primi risultati rispetto all’acquisizione di nuove competenze, alla motivazione delle persone per il ruolo ricoperto e a un rinnovato senso di appartenenza allo studio, oltre che rinnovate capacità e conoscenze. Sarà importante, ex post, verificare l’impatto che la formazione avrà generato nelle persone e nei loro luoghi di lavoro alla fine dei percorsi formativi.
Fenomeni come questi ci devono spingere sempre di più a investire sulla formazione continua per migliorare la qualità dei servizi e ottimizzare le risorse in termini di consapevolezza e possibilità.
A cura di Federica D’Anna – Responsabile Formazione Fondoprofessioni