Il Magazine Filcams si arricchisce di un nuovo prodotto: un mensile in formato pdf impaginato con la grafica di un rotocalco dove vengono pubblicati gli articoli e i commenti all’attualità che trovate anche nelle pagine del periodico online. Qui sotto pubblichiamo il pezzo di apertura, che affronta l’emergenza dettata dall’epidemia di Coronavirus e di come questa si ripercuota sul mondo del lavoro.
QUI si può scaricare il file pdf con l’intera rivista.
Buona lettura!
“Buonasera, Mi chiamo XXX e abito vicino a Padova dove sono appena stati rilevati i primi due casi di coronavirus. So che c’è il ministro della sanità che si occuperà della questione ma siamo in tanti nel centro commerciale in cui lavoro a domandarci se possiamo andare al lavoro con la mascherina e guantini, perché veniamo a contatto con molte persone durante il giorno e iniziamo ad avere timori. I titolari per ora non ci dicono nulla ma inizieremo a farci sentire. Mi chiedevo se a livello più ampio potrete sostenere e lanciare un messaggio di tutela anche della nostra salute. Grazie.”
È il 21 febbraio ed iniziano ad arrivare mail e domande da parte dei lavoratori dei nostri settori. La preoccupazione del contagio inizia a diffondersi, e tra allarmisti e malati veri ogni starnuto o colpo di tosse spaventa più dello stesso virus.
Passano meno di 48 ore e il Coronavirus diventa emergenza in tutta Italia: i primi casi in Lombardia, la zona rossa, la quarantena, i tamponi per accertare il virus, le scuole chiuse. Le istituzioni si trovano a dover affrontare una situazione molto difficile, per l’immediatezza e la velocità del contagio, per i tanti lati sconosciuti sulla diffusione e le conseguenze per la vita sociale.
La prima vera emergenza è quella sanitaria: fare in modo che il virus non si diffonda rapidamente e le disposizioni repentinamente emanate dal Governo, vanno in questa direzione. Scuole chiuse, quindi, in Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna; chiusura per musei e teatri; incentivi allo smart working per le aziende che ne avevano la possibilità, coprifuoco per luoghi commerciali e di intrattenimento, mentre supermercati e centri commerciali venivano presi d’assalto per fare rifornimento di viveri.
Tante le misure restrittive emanate in via precauzionale, indicazioni indispensabili per limitare il contagio soprattutto nella prima fase di grande incertezza. La necessità di gestire l’emergenza non ha lasciato spazio alle riflessioni sulle conseguenze delle restrizioni, in particolare per il mondo del lavoro.
Se le scuole chiudono, restano a casa anche gli addetti delle pulizie, se le principali aziende incentivano il lavoro da casa, non ci sarà bisogno dei lavoratori della ristorazione, se viene disposta la chiusura anticipata di locali e zone contagiate, cosa faranno camerieri e baristi?
Dopo 20 giorni, la situazione è ancora più difficile, tutta l’Italia è zona rossa e l’emergenza sanitaria è diventata poi, emergenza economica, sia per l’immediato che per il futuro. Le minori entrate economiche per gli esercizi commerciali e per chi ci lavora, la difficile situazione di colf e badanti, le disdette di viaggi e prenotazioni per il turismo, il blocco di voli per l’Italia e le pesanti ripercussioni sul turismo e per l’estate 2020.
Migliaia di lavoratrici e lavoratori hanno avuto la sospensione parziale o totale delle loro prestazioni e di conseguenza, delle loro retribuzioni e sono in tanti quelli che in caso di malattia o quarantena, se non sarà individuato un sistema di tutele, saranno senza protezione economica.
Dalla paura del contagio alla paura di restare senza stipendio, con il rischio di incentivare comportamenti pericolosi per sé stessi e gli altri, pur di non perdere il posto di lavoro. Anche perché c’è sempre qualche azienda che ne sta approfittando per licenziare, senza alcun tipo di ammortizzatore.
Cgil, Cisl e Uil hanno da subito chiesto interventi al Governo per poter individuare le risorse e mettere in atto tutte le misure necessarie a sostenere i lavoratori con strumenti adeguati e ammortizzatori per tutti, lavoratori subordinati e non.
Le organizzazioni sindacali hanno inviato una nota alle parti datoriali di settore per trovare, insieme, soluzioni concrete: prima di tutto per la salute e la sicurezza, che sono priorità assolute, rispettando e facendo rispettare il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Altrettanto necessaria, però, è la tutela di lavoratrici e lavoratori, per aiutarli a fronteggiare l’urgenza del momento, le conseguenze che si stanno già verificando e che saranno riscontrabili anche nel medio-lungo periodo.
Una situazione davvero difficile, che deve essere affrontata uniti e con coraggio, tenendo insieme, su un unico tavolo, tutte le necessità – sanitarie, economiche, lavorative ed imprenditoriali, – per far fronte comune e attenuare i contraccolpi di questa forma di epidemia.
Una cosa è certa però, il Coronavirus ci cambierà: l’Italia, pur con i tanti limiti, ha dimostrato anche di poter essere unita e concreta; tanti lavoratori e professionisti hanno contribuito senza sosta e con impegno a fronteggiare l’emergenza senza tirarsi indietro e la necessità di prendere decisioni condivise ha portato istituzione e parti sociali a ritrovare un confronto.