Dall’assemblea delle donne Cgil (intitolata Belle Ciao) riunita a Roma lo scorso 5 ottobre, il messaggio è chiaro: serve un cambiamento di coscienza, un avanzamento culturale, per un mondo del lavoro diverso.
Il 5 ottobre, al teatro Brancaccio di Roma, durante l’iniziativa della Cgil Nazionale Belle Ciao, un migliaio di donne della Cgil, da tutta Italia e di tutti i settori produttivi del paese, hanno saputo esprimere, con grande forza e dignità, necessità sempre più urgenti, buoni esempi di contrattazione, ma anche rivendicazioni che sanno guardare oltre il genere anche se dal genere femminile vengono partorite. Perchè se l’etichetta che qualche ‘mentore’ retrogrado ci vorrebbe riappiccicare addosso è quella della donna ingabbiata dentro il focolare domestico, dalla lunga gonna a cui si appendono innumerevoli figli, nate per partorire, fieramente rivendichiamo la nostra natura che ci porta a partorire idee e, se ci va, anche figli. Tra i sinonimi del verbo “partorire”, infatti, troviamo “produrre”, “creare”, “inventare”, “ideare”. Siamo in grado di dare la vita, certo! Di “pro-creare”. E generiamo quindi anche nuovi percorsi. Di fatto, senza presunzione, si può sostenere che siamo tra gli esseri viventi più creativi in natura e, nel campo sindacale, insieme agli uomini che hanno colto in questi anni l’importanza di farlo, stiamo dimostrando di saper osare la contrattazione, oltre che la speranza.
Una mattinata intensa quella del 5 ottobre, con una Susanna Camusso che quest’anno apre l’iniziativa da responsabile delle politiche di genere della Cgil Nazionale e un Maurizio Landini in prima fila che ascolta da uomo e Segretario Generale. In sala ci sono altri uomini. Molto bene. Perchè il tema da affrontare, le esperienze di vita e contrattazione che si avvicenderanno durante tutta la mattinata, grazie alle tante delegate che sono intervenute, hanno saputo parlare anche all’Organizzazione. Chiaramente è emerso che se dall’interno non si fa un cambio di passo reale, al di là delle parole, non riusciremo ad essere all’altezza dell’argomento nemmeno nelle trattative sindacali, di qualunque livello esse siano e Maurizio Landini in chiusura dà un input fondamentale: la piattaforma delle donne della Cgil è la piattaforma di tutta l’Organizzazione e ha bisogno del contributo di tutti, uomini e donne.
Per la Filcams è intervenuta Simona Conti, delegata Unicoop Firenze, che ha esordito ribadendo “quanto sia importante il contributo delle donne nel mondo del lavoro e di conseguenza all’intera società, e come, nonostante questo, sia ancora fortemente in salita la strada che ci aspetta in materia di diritti e pari opportunità”. Simona ha sottolineato le disparità e le penalizzazioni su cui ancora c’è tanto da fare, come quelle che riguardano il trattamento economico, le ambizioni professionali, la condizione previdenziale delle donne e le difficoltà sempre più gravose nel conciliare i tempi di vita personale/familiare con quelli che il lavoro proposto dalla società attuale impone.
“Un lavoro dai ritmi sempre più sfrenati”, dice giustamente Simona, che sottolinea quanto la rivoluzione digitale del 4.0, con algoritmi che regolano le attività lavorative, aggravi la situazione, badando “solo al profitto, senza tener conto delle esigenze personali”.
Parte dal generale Simona. Ma sa entrare nel dettaglio che non è un “particolare”, bensì uno spiraglio. E centra il punto. “Come Organizzazioni sindacali è importante governare e contrattare questi aspetti. Contrattare non per restare in una ‘stagione difensiva’, ma osando oltre. rivendicare per progredire, come abbiamo fatto nella contrattazione dell’integrativo di Unicoop Firenze, importante attrice del territorio toscano che conta il 65% di occupazione femminile su una platea di ottomila persone.
Nel testo del 2013, tutt’ora vigente – ha proseguito Simona Conti – abbiamo inserito norme a tutela del genitore senza distinzione di genere, l’uso di cicli di formazione per chi si assenta utilizzando il congedo parentale o per aspettative volte alla cura di familiari, l’ampliamento della riduzione oraria post-maternità, che comprende anche i padri ovviamente, nell’ottica di una tutela universale. Infine, tra il 2015 e il 2016, abbiamo istituito una commissione paritetica composta da parti datoriali e sindacali che ha portato alla stesura di un ‘manuale anti-molestie e anti-discriminazioni”.
Insomma, il messaggio lanciato forte e chiaro dalla nostra delegata è quello che impone “un cambiamento di coscienza, un avanzamento culturale, per un mondo del lavoro diverso.”
“Noi siamo la nuova resistenza” conclude Simona. Osiamo la speranza, aggiungo io… e osiamo la contrattazione come sappiamo fare. (Viviana Correddu)