Milano, Modugno, Cagliari, Osimo. Le storie di quattro lavoratori che da mesi vivono col timore di perdere il posto a causa dell’operazione di compravendita targata Conad e Auchan.
Da quando è stata annunciata ufficialmente la cessione al gruppo Conad, il 14 maggio scorso, per i lavoratori di Auchan e di tutto l’indotto è iniziato un vero e proprio calvario. L’assenza di un piano strategico per ricollocare tutti i circa 18mila dipendenti del gruppo si è tramutata presto in profonda incertezza del futuro, tra tutti i lavoratori, indifferentemente dall’inquadramento o dalla mansione svolta.
Nei cinque mesi seguiti alla formalizzazione delle intenzioni di vendita, sono pochi i punti fermi di un accordo che al momento lascia fuori ancora molti ipermercati, la sedi direzionali e i magazzini della logistica per i quali non è stata presentata nessuna prospettiva di mantenimento occupazionale ne prevista un’integrazione nella propria struttura dirigenziale e logistica.
“In cinque mesi Conad ha già ‘pescato’ 200 colleghi – spiega Stefano Miraglia, RSA che si occupa della logistica nella sede centrale di Auchan – invitandoli a licenziarsi per inquadrarli nei propri organici. Un segno chiaro della volontà di non voler affrontare complessivamente la questione che interessa i rimanenti 600 lavoratori impiegati qui, in sede”. Si continua a lavorare con la paura di veder crollare tutto da un momento all’altro. “Ci sentiamo come l’orchestrina del Titanic – azzarda il paragone Stefano – che continuò a suonare senza sapere bene per chi e perché mentre la nave lentamente affondava”.
Anche tra chi è a diretto contatto con i clienti, la situazione non è serena. E se per molti punti vendita già si profila il passaggio alla rete Conad, in tempi relativamente brevi, per tanti altri, soprattutto gli ipermercati, il timore è che il gruppo stia già pensando a far subentrare altri soggetti, cedendo i negozi meno redditizi o che presentino qualche problema di rilancio.
“I lavoratori sono terrorizzati, hanno paura di perdere il lavoro, soprattutto qui a Modugno – dice Rosanna Veronese, hostess di cassa e RSA – dove abbiamo già vissuto molti altri momenti di crisi, non ultimo il ricorso alla solidarietà, avallato proprio pochi giorni prima dell’annuncio di cessione di tutto il gruppo Auchan. Quello che possiamo fare, come rappresentanti Filcams, è di spiegare con onestà come stanno le cose, senza false promesse o giri di parole. Affrontiamo la crisi a testa alta, cercando di coinvolgere quanti più lavoratori possibile, anche tra quei “capi” che continuano a non voler vedere il dramma.” Rosanna riferisce infatti che il direttore dell’iper di Modugno ha manifestato l’intenzione paradossale di tenere aperto il punto vendita durante lo sciopero del 30 ottobre “quando ipotizziamo un’adesione di almeno il 90% degli addetti – dice – impegnati in un picchetto davanti all’iper e nel presidio al ministero dello Sviluppo Economico a Roma”.
Anche a Cagliari gli addetti vivono la crisi con passione. Valentina Sechi è commessa ai casalinghi all’iper di Santa Gilla, part time a 24 ore, rappresentante RSA e RSL. “La botta di maggio – racconta – è stata sconvolgente. Se ne parlava da mesi ma mai avremmo pensato che sarebbe successo davvero. Ci è crollato il mondo. Per noi è una grande perdita, uscire dal gruppo Auchan. Fino a maggio i vertici dicevano che erano solo voci, ma ora ci troviamo ad affrontare un radicale cambio di organizzazione. Dal primo febbraio dovremmo chiudere due mesi per ristrutturazione, il magazzino verrebbe ridotto a circa metà dell’attuale superficie e dal primo aprile dovremmo riaprire con il cambio di insegna. il condizionale è d’obbligo perché nessuno ci ha ancora comunicato ufficialmente cosa succederà”.
Anche a Cagliari i capireparto hanno fatto sapere ai colleghi che non aderiranno allo sciopero di mercoledì 30 ottobre, che in città cade nel giorno del santo patrono San Saturnino. “Una coincidenza che ci fa ben sperare – dice ancora Valentina – con molti addetti che avevano già rifiutato di prestare servizio, trattandosi di festivo. La speranza è che il centro commerciale, per l’alta adesione, non riesca proprio ad aprire”.
L’operazione Conad-Auchan porta con sé non pochi problemi anche per l’indotto. Nella sede centrale sono a rischio i lavoratori che operano in appalto nelle pulizie e manutenzioni, nella mensa, nella sorveglianza non armata. “Conad ha le proprie sedi e una propria struttura amministrativa e logistica – spiega ancora Stefano Miraglia – e questo fa pensare che per questi servizi non abbia bisogno di ulteriore personale”.
Un forte impatto, questo momento di passaggio lo riversa proprio su depositi e magazzini, con i punti vendita Auchan in lenta dismissione nell’attesa di un passaggio effettivo di gestione e l’arrivo dei nuovi prodotti dalla rete di distribuzione Conad.
“Gli scaffali si stanno svuotando – conclude Stefano – con un evidente disagio anche per il cliente, portato a scegliere altre insegne. Sarà difficile per Conad riprendere i clienti persi in questa fase di grande confusione”.
Sul rifornimento delle merci pesa anche la scelta di qualche anno fa di cedere rami d’azienda a società esterne. Paolo Moresi è carrellista nel magazzino di Osimo (Ancona) che a tutt’oggi rifornisce tutti i punti vendita dell’asse adriatico da Forlì a Teramo, e a ridosso degli Appennini fino a Trevi.
“Mentre oggi siamo in posizione strategica, al centro di una macroregione distributiva – spiega Paolo – con l’intersezione nella rete Conad ci troveremmo in una posizione di confine tra zone coperte da altri centri già operativi. Negli ultimi tre anni la forza lavoro nel nostro magazzino si è ridotta di circa il 20% passando da 125 addetti agli attuali 101; anche il carico di lavoro è diminuito. La confusione è davvero tanta. Siamo peraltro tutti molto ‘stagionati’: la maggior parte degli addetti del deposito ha dai 30 ai 35 anni di servizio. Non ci è mai capitato nulla del genere. Ci mancano pochi anni alla pensione… cosa facciamo?”