La crisi morde le imprese italiane che continuano inesorabilmente a chiudere e fa crollare i salari che nel nostro Paese sono sotto la media europea. Confcommercio da un lato e l’Istat dall’altra lanciano l’ennesimo allarme.
Nel terziario – denuncia la Confcommercio – nei primi 10 mesi del 2014, sono sparite 260 imprese al giorno. Sono sempre più numerose le imprese del terziario di mercato che cessano l’attività rispetto alle nuove iscrizioni. Nei primi dieci mesi del 2014, infatti, il saldo tra aperture e chiusure è negativo di quasi 78mila unità e in leggero aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il commercio ambulante, unica eccezione, registra un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni pari ad oltre 1.600 unità. Nel periodo gennaio-ottobre 2014 nel terziario le cessazioni sono state 178.106, le iscrizioni 100.232 (il saldo è quindi negativo esattamente per 77.874 imprese). Gli effetti negativi della recessione hanno determinato, nei primi dieci mesi del 2014, saldi negativi in tutte le regioni. Nei primi dieci mesi del 2014, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Calabria e Sardegna si distinguono per una riduzione del proprio saldo negativo rispetto al 2013.
L’Italia è sotto la media dei Paesi dell’eurozona sia per il costo del lavoro orario (27,5 euro contro 28,4) sia per la retribuzione lorda oraria (19,9 euro contro 21,2). Così l’Istat nel report sulla struttura del costo del lavoro nel 2012. Il dato esclude i settori della pubblica amministrazione, della difesa e dell’assicurazione sociale obbligatoria.
(fonte: Ansa)