Secondo l’ultima edizione di Dati cumulativi (indagine di Mediobanca) nel 2013 hanno retto bene la crisi solo le medie imprese e soprattutto il Made in Italy mentre segni di forti difficoltà mostrano il terziario e le grandi imprese. Bene i gruppi pubblici sostenuti dalle tariffe: ma hanno tagliato investimenti e occupazione
Le sole note positive vengono dalle medie imprese manifatturiere, dal made in Italy (meglio se a proprietà italiana) e dal settore pubblico, che però è sostenuto dai settori tariffati e ha tagliato investimenti ed occupazione. In crisi in terziario (molti debiti e pochi investimenti) e le imprese di grandi dimensioni che, per la parte che opera in Italia, distruggono ricchezza. A queste conclusioni arriva l’ultima edizione del rapporto Mediobanca “Dati cumulativi su 2050 società italiane”, che fa riferimento al 2013.
Il totale delle 2050 imprese ha chiuso il 2013 in sostanziale equilibrio, con marginale distruzione di ricchezza (‐0,1% del capitale investito). Le pubbliche hanno chiuso in positivo (+0,3%) grazie a ricavi sostenuti dalle tariffe, al contributo rilevante della gestione finanziaria cha ha raddoppiato quella industriale, al minore costo del debito (4,4% nel 2013, contro 6,4% dei privati) e a una fiscalità in media favorevole (tax rate medio 2009‐2013 al 25,2% contro il 31% delle private).
Continua la caduta occupazionale nel 2013 (‐0,4%) anche se ha dimezzato la sua intensità (‐0,8% nel 2012). La perdita di posti di lavoro dal 2008 ha toccato più duramente gli operai (‐7,8%) che non i “colletti bianchi” (‐1,3%) che anzi segnano assunzioni nelle imprese a controllo italiano (+1,6% nelle medie imprese; +4% nelle società dei gruppi maggiori), mentre sono espulsi dalla manifattura a controllo estero (‐6,3%).
Creano occupazione sul 2008 le imprese di costruzione (+19,9%, grandi contractor di opere infrastrutturali, spesso all’estero) e le attività di lavorazione della pelle e cuoio (+8,8%).